Il ‘segreto’ che ti salva dal caos (e dalla sindrome del contenuto casuale).

Prima ancora del piano editoriale, ci vuole una direzione.

C’è un momento nella vita di ogni freelance o micro-impresa in cui ti ritrovi con le mani piene di contenuti e la testa piena di confusione.
Hai fatto il sito. Hai aperto i social. Forse hai persino una newsletter.
Eppure tutto suona… stonato. Incoerente. Come se ogni pezzo fosse stato scritto da una persona diversa. In una lingua diversa. Per un pubblico che forse nemmeno esiste, quello che manca, di solito, non è la creatività, è una visione condivisa. Una mappa che sintetizza il tuo contenuto. Un documento che tenga insieme: chi sei, cosa vuoi dire, a chi, e perché.
Quello che manca è una scheda strategica.

Cos’è una scheda strategica: Il primo appunto da scrivere.

La scheda strategica è un documento breve, focalizzato, quasi brutale.
Non è un piano marketing da 40 slide.
Non è una moodboard.
Non è nemmeno un canvas da compilare perché lo fanno tutti.

È la tua bussola sintetica. Una pagina che ti aiuta a rispondere a ogni domanda davvero utile:

  • Perché sto comunicando?
  • Con chi voglio parlare davvero?
  • Cosa voglio che succeda dopo che mi hanno letto, visto o ascoltato?

La scheda strategica è il contrario dell’estetica fine a sé stessa.
Non serve a fare bella figura.
Serve a non perdersi.

Quasi nessuno la usa… ma dovresti iniziare oggi.

La verità è che la maggior parte delle persone preferisce saltare direttamente all’azione.
Aprono Canva, scelgono il font, creano un Reel.
Poi si chiedono perché nessuno li capisce, perché i follower non crescono, perché la newsletter ha un tasso di apertura degno di una cartella esattoriale.

Non usano una scheda strategica perché fa paura la sintesi.
Perché chiede chiarezza e intenzione, ma è proprio lì che cambia tutto: quando ti fermi, smetti di improvvisare, e ti imponi di scegliere. La scheda strategica è il primo passo per comunicare con lucidità. Fidati di me. Sembrerà paradossale, è anche ciò che ti dà più libertà creativa.

Cosa contiene una scheda strategica efficace.

Una scheda strategica non è un esercizio di branding accademico.
Non serve a riempire caselle ma ti aiuta a fare scelte.
Ecco cosa dovrebbe contenere – almeno la mia

  1. Obiettivo profondo.
    Non “aumentare i follower”.
    Ma: voglio essere percepita come guida, non come creativa esecutiva. Oppure: voglio farmi scegliere da chi ha già capito che il marketing non è la ciliegina sulla torta, ma la torta intera.
  2. Target implicito.
    Non è solo demografico. È emotivo, mentale, comportamentale. È chi si riconosce nel tuo tono e nel tuo sguardo.
  3. Stato mentale del pubblico.
    Com’è chi legge prima di incontrarmi? Confuso, sovraccarico, disilluso? Cosa cambia dopo aver letto, visto o ascoltato qualcosa di mio?
  4. Micro-azioni attese.
    Non “vendere”.
    Ma: farsi seguire. Far venire voglia di esplorare. Creare connessione, far dire “questa parla come penso io”.
  5. Tipo di contenuto.
    È un contenuto di rottura? Di posizionamento? Di relazione? Di conversione?
    Capirlo prima ti salva dal pubblicare post belli ma inutili.

Fuori invece ci puoi lasciare: tabelle, numeri, tecnicismi anche perché questo non è il posto per analisi SWOT o brand board. È il luogo dove ritrovi il perché prima del come.

Come si costruisce una scheda strategica personale (ma utile).

Il punto non è “compilarla bene” ma deve parlare di te, per davvero.
È il documento che puoi consegnare a chi ti aiuta nella comunicazione e dire: “Ecco come voglio essere capita.” È ciò che rileggi ogni volta che ti viene voglia di cambiare tono perché “questo mese non ha funzionato”.
Puoi scriverla da sola, a mente fredda, magari dopo aver rivisto i tuoi ultimi contenuti.
Puoi farla con un professionista, se sei bloccata, la puoi modificare quando vedi che non ti ispira o semplicemente non riesci a svilupparci il contenuto intorno.
Ma non puoi ignorarla, se vuoi smettere di girare in tondo.

Come usarla davvero, ogni volta che crei contenuti.

La scheda strategica non va lasciata in un cassetto va letta prima di scrivere, ripresa quando sei in dubbio, usata come metro di giudizio.

Stai preparando un post? Rileggi lo stato mentale del tuo lettore.
Scrivi una newsletter? Ripassa l’obiettivo profondo: è allineata o stai solo riempiendo spazio?
Stai facendo una collaborazione? Chiediti: questa persona parla al mio stesso target implicito?La scheda strategica è come lo scheletro sotto l’outfit. Non si vede, ma se manca si nota.

Conclusione. La scheda non è una gabbia. È un’arma di libertà.

Se hai paura che questa sintesi ti costringa, ti assicuro: è l’opposto. Ti libera da mille dubbi. Ti rende più veloce. Ti aiuta a restare coerente senza essere ripetitiva.
E soprattutto, ti salva dal comunicare a caso. Perché fare tutto non è una strategia.
Scegliere, sì.

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