Come è cambiata la fruizione delle informazioni nell’era digitale.
Faccio una piccola premessa: ho deciso di partire dalla Treccani perché è il metodo antecedente a quello che io ho utilizzato per le mie ricerche.
Io sono più “figlia” di Omnia 95, in casa papà è sempre stato supermega appassionato di tecnologia, quindi sono entrata in contatto con i computer e internet fin da piccola. Nel 2000 siamo stati fieri possessori dell’ADSL BBB, e niente più liti con mamma e le tenefonate in arrivo con il Modem56k. Nel 2002 ho comprato il primo dominio web. Insomma ho iniziato a usare internet quando ancora Google nemmeno esisteva. Ricordi quando, per risolvere un dubbio, ci si affidava alla Treccani? Oppure avevamo i 3CD dell’enciclopedia Omnia che aveva perfino delle immagini a colori e aggiornate!
Mentre scrivo queste righe ho sentito almeno 50 stilettate al cuore per gli anni che passano e l’età che avanza. Quindi abbiate un pizzico di bontà e lasciatemi un commento di sostegno per favore.
Oggi, con un semplice click, possiamo passare dalle informazioni più affidabili alle teorie più stravaganti in un battito di ciglia. Viviamo nell’era dell’infosfera, dove la facilità di accesso alle informazioni è senza precedenti, ma con essa emergono anche nuove sfide che molti sottovalutano, ma che per chi come me vive nel pieno di questo vortice è necessario condividere sia le cose meravigliose che le preoccupazioni.
Mi piace esplorare come la fruizione delle informazioni sia cambiata, dall’affidabilità delle enciclopedie alle insidie delle teorie del complotto postate in siti di dubbia provenenzia o pagine social non regolamentate lasciate allo stato brado.
L’era della Treccani
Una volta, per qualsiasi ricerca, ci si affidava a fonti autorevoli come l’enciclopedia Treccani – io conosco questa, se avete altri titoli per favore lasciatemeli nei commenti, per mail, o piccione viaggiatore -.
Le biblioteche erano templi del sapere, e la verifica delle fonti era un processo rigoroso, e anche devastante: l’ho scoperto successivamente quando sono andata a compilare la tesi di laurea.
Le informazioni erano filtrate e validate da esperti, garantendo una qualità e un’affidabilità che oggi sembrano quasi utopiche.
L’infosfera:
Con l’avvento di internet, tutto è cambiato non solo per il meglio. La digitalizzazione ha reso le informazioni rapidamente accessibili e democratizzate. Chiunque, ovunque nel mondo, può pubblicare contenuti e raggiungere un vasto pubblico. Questo ha indubbiamente portato molti vantaggi, come la rapidità di accesso e la diversità delle fonti, ma ha anche creato nuovi problemi, come il sovraccarico informativo e la disinformazione.
L’infosfera è un termine utilizzato per descrivere l’ambiente globale delle informazioni, in particolare quelle create, distribuite e consumate attraverso i mezzi digitali e le tecnologie dell’informazione. Comprende l’insieme delle reti di comunicazione, delle basi di dati, delle piattaforme sociali, dei media digitali e di tutte le interfacce attraverso le quali le informazioni sono scambiate e processate. Il concetto di infosfera si estende quindi oltre il mondo fisico, includendo anche le interazioni virtuali e digitali che caratterizzano la nostra società contemporanea. Il termine “infosfera” è stato popolarizzato dal filosofo Luciano Floridi, che ha sviluppato una teoria dell’informazione che esplora come la tecnologia digitale abbia trasformato il nostro modo di vivere e di comprendere il mondo. Floridi vede l’infosfera come un ambiente informativo che comprende tanto il mondo fisico quanto quello virtuale, influenzando profondamente la nostra percezione della realtà e le nostre interazioni sociali.
Dal controllo ferreo alla fiducia cieca
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una transizione preoccupante: dalla verifica rigorosa delle fonti alla fiducia quasi cieca nelle informazioni trovate online senza nemmeno pensare chi e perché va a scrivere determinate cose. I social media hanno amplificato questa tendenza, permettendo la diffusione virale di notizie false e non verificate. Le persone tendono a condividere contenuti basandosi più sulle emozioni che sulla veridicità. Altra chicca meravigliosa: più il titolo è eclatante e acchiappalike e meno il contenuto viene letto, ma la condivisione è quasi automatica.
Il Fenomeno del: “Non ce lo dico, non vogliono farci sapere”
Le teorie del complotto sono un prodotto diretto di questa nuova era quella della “infosfera”. Ma cosa sono esattamente? Sono narrazioni alternative che offrono spiegazioni semplici a eventi complessi, spesso basate su una visione distorta della realtà. Dai “rettiliani” ai “microchip nei vaccini”, le teorie del complotto trovano terreno fertile in un contesto dove la verifica delle fonti è trascurata. Anzi, le fonti a richiesta diretta vengono negate, perché potrebbe risultare difficile trovarle dato che i poteri forti non vogliono che il pubblico sappia determinate informazioni!
Ma queste teorie del complotto non sono solo curiose deviazioni della mente umana, hanno impatti concreti sulla società. Minano la fiducia nelle istituzioni, nella scienza e creano polarizzazione nell’opinione pubblica. La disinformazione può portare a divisioni sociali profonde e a comportamenti dannosi, come abbiamo visto durante la pandemia di COVID-19.
Mi ci ritrovo spesso a perdermi nei meandri di questi complotti, comprendo quanto sia facile rimanerne affascinati e incuriositi, ce ne sono alcune veramente fantasiose e creative, che strappano quasi un sorriso.
Strumenti per una fruizione consapevole
In un’era di sovraccarico informativo, è essenziale educare alla verifica delle fonti e al pensiero critico. Esistono molte risorse utili, come siti di fact-checking (ad esempio, Snopes o FactCheck.org) e corsi online che insegnano come distinguere le notizie vere dalle fake news. Anche i consulenti di marketing possono giocare un ruolo chiave, promuovendo contenuti accurati e verificati. Ed è una cosa che io do spesso per scontata, ma che ho compreso negli ultimi anni non esserlo: io nella mia comunicazione e consulenza seguo regole etiche e di buon senso abbastanza rigide.
In un mondo dove le informazioni sono a portata di click, è più che mai necessario essere consumatori consapevoli. Dobbiamo imparare a navigare nell’infosfera con un occhio critico, verificando le fonti e distinguendo tra informazioni affidabili e teorie del complotto. Solo così possiamo mantenere una società informata e coesa… Dove non tutti sono nemici pronti a farti le scarpe o metterti i bastoni tra le ruote.
Internet è una delle risorse più belle degli ultimi 20 anni, di gran lunga migliore di molte altre idee che negli anni ’80 pensavano per i 2000… Batte il frigo prepara pietanze dei Jefferson, le autovolanti, e il teletrasporto. No quello no, mi dispiace Sig. Internet, il teletrasporto non lo batti!
Io stessa quando scrivo articoli mi affido a internet, ma la base più preponderante delle mie ricerche rimangono i miei amatissimi libri e corsi effettuati a docenti il cui background non è convalidato-certificato molto di più!
E voi vi ricordate della Treccani? Di Omnia?
Cosa ne pensi di questo articolo? Lasciami un commento, o utilizza il form di contatto se vuoi scrivermi in privato.