Oggi vi propongo un’intervista alla quale ho dedicato tantissimo tempo.
Non è stato facile, riuscire a convincere ‘Mini-Me‘ a uscire allo scoperto e farle accettare di scrivere una rubrica settimanale.
Ebbene si, l’incredibile e disastrosa Mini-Me ha deciso di prendere la sua tastiera nera lucida e deliziarci con le sue incredibili
disavventure.
Scusatemi, faccio da sola le introduzioni che qui altrimenti non si capisce nulla.
Mi sono data un nome figo, di quelli che rimangono in mente: Roxanne. Roxy per voi che leggerete tra le pagine delle mie avventure.
Ho 31 anni, vivo con cinque gatti immaginari, convivo con dei folletti da compagnia che mi fanno i dispetti, e per lavoro faccio la Digital Strategist. In realtà agli occhi di molti per lavoro gioco al pc, leggo cose, partecipo ad eventi, e invento storie.
Vorrei iniziare con la domanda principale: Perché?
Ho sempre desiderato avere un piccolo angolo di web dove poter condividere i retroscena della mia vita. Generalmente si mostrano i dietro le quinte in progetti: racconti precisi, studiati ad hoc, e descritti di tutto punto. A me piacerebbe condividere il caos colorato che è la vita di chi vive la comunicazione a 360°, dei problemi e imprevisti, le sorprese e le gratificazioni, romanzati quel poco che serve per evitare di far addormentare il lettore davanti alla tastiera. Perché le notti insonni, l’ispirazione improvvisa, i caffè mai bevuti, le liti con le proprie idee, sono tutte sfaccettature di chi vive questa professione nel profondo.
Ho creato tutto questo rispondendo a un’altra domanda sai? Una forse più semplice: Perché no?
Cosa ci si può aspettare da una rubrica del genere?
Di tutto e di più, troppo banale come risposta? Forse si, forse no, sicuramente è azzeccata. Si potranno leggere le sfide quotidiane di chi combatte contro dei folletti dispettosi che scacciano repentinamente le muse ispiratrici, essendo essere permalose non tornano poi facilmente. Quando invece l’idea vincente può arrivare sotto la doccia, o mentre si ascolta una canzone alla radio, di certo non viene mai quando si fissa un foglio bianco e si ha la matita in mano. Di quanto sia importante condurre una vita analogica in un mondo che ormai tende a fare tutto in digitale.
Descrivi in 6 Aggettivi.
Oh. Mica è semplice questa domanda quì. Insomma, è come chiedere quale sia la canzone preferita o il libro. Okay, qui si chiede la top6.
Come mai 6? Non si va in genere con la top3? O la top5? E dopo il 5, con i multipli dello stesso?
I tuoi lettori come leggeranno top3 e top5? Perché io l’ho pronunciata all’inglese: TOP-THREE e TOP-FIVE. In italiano non rende bene.
Hai scelto 6 perché è il doppio di 3?
Scriverai tutti questi numeri a lettera, oppure no? Ti sto esasperando?
Guarda che se mi chiudi nel barattolo chiamo i folletti, poi comincerai a notare strane cose intorno a te!
Okay. OKAY! Non mi bullizzare.
Ti rispondo.
Curiosa. Iperattiva. Poliedrica.
Istintiva. Autoritaria. Avventurosa.
Il difetto che ti viene fatto notare più spesso?
Che sono caotica, che ho troppe passioni, troppi stimoli e che analizzo sempre tutto fino all’ultima briciola di plumcake (quelli della Mulino Bianco*, gli originali, senza cioccolato e niente, so’ i migliori). Vado a fondo nelle cose, e ogni tanto mi capita che mi perdo il momento, ma non è semplice gestire tutti i pensieri quando hai un’autostrada al posto delle sinapsi.
Multitasking dici? Non mi guardare male. So che lo avresti detto.
Forse, ma sono più per il Multivitamin (quello della Bravo)* insieme al plumcake.
Sogno nel cassetto.
[NdI= Nota, dell’Intervistata. Una leggera musica melanconica si fa largo nell’aria, la piccola gnappetta fissa con uno sguardo perso l’orizzonte infinito – il muro della stanza -.]
Uno ne ho, è quello che la tecnologia arrivi al punto di poter comprare – senza ipotecare nonna al mercato nero – un frigo con le stesse funzioni di quello dei Pronipoti (Jetson). Un elettro domestico unico che che ti procura il cibo pronto per essere mangiato, in base alle voglie che puntualmente mi colgono.
Hai uno sguardo inquisitore sai? Metti soggezione.
I sogni son questi, quelli irriverenti e che tutti trovano sciocchi. Perché gli altri, quelli che la gente comune chiama sogni, io li chiamo obiettivi, che possono essere di medio o lungo termine. Ma sono obiettivi. Non capricci per allietare i momenti famelici.
Ne ho già raggiunti abbastanza, ed è una di quelle droghe di cui non puoi più farne a meno: ne vuoi sempre di più, più complessi e ardui da raggiungere; ma non importa la vita è abbastanza lunga per realizzarli tutti.
Quindi, si. Il mio sogno nel cassetto è avere un elettrodomestico come nei pronipoti.
Più avanti magari, ti parlerò dei miei obiettivi, quelli sono un’altra storia.
Cosa vorresti dire ai tuoi futuri lettori?
Godetevi la vita! Troppo figlia dei fiori? Okay, forse dovrei scegliere un approccio più pragmatico: mi piacerebbe che si ritagliassero cinque minuti del loro preziosissimo tempo e si rilassassero seguendo le mie avventure, che sia in compagnia di thè caldo, una cioccolata o una birra. Inoltre, desidererei che condividessero con me le loro opinioni, le loro idee e disavventure.
*= Non è un post sponsorizzato. Ma se quelli della Mulino Bianco e della Bravo volessero mandarmi qualche campione tramite Gufo, io non oppongo resistenza. Qualche coccola culinaria non fa mai male.